I sussidi tiflodidattici: caratteristiche, finalità educative e modalità d’uso

di Francesca Piccardi.

“… Il termine “sussidio” deriva dal latino “subsidium” ed ha un significato oscillante tra quello generico di “mezzo” e quello più specifico di “aiuto”. In particolare il sussidio didattico si configura come il mezzo, lo strumento essenziale per la realizzazione del processo di apprendimento. La funzione fondamentale del sussidio didattico, infatti, è di guidare l’allievo attraverso un percorso di studio in modo da facilitarlo nell’apprendimento individuale di ogni modulo didattico. Il sussidio didattico è  definito “speciale” quando si rivolge all’educazione di soggetti con particolari difficoltà e, nel nostro caso, è definito “tiflodidattico” (dal greco tiflòs che significa cieco) poiché risponde alle particolari esigenze educative dell’alunno con minorazione visiva.

Il “primo” sussidio tiflodidattico, sia da un punto di vista temporale sia qualitativo per l’importanza che riveste, è il libro Braille, la cui realizzazione è stata ed è tuttora possibile grazie alla geniale invenzione di Louis Braille. Dal 1829, anno in cui fu pubblicato il sistema di scrittura per i ciechi ideato da Louis Braille, ad oggi, la produzione dei sussidi tiflodidattici si è progressivamente ampliata e strutturata, soprattutto dai primi decenni del secolo scorso quando, in seguito alla metodologia innovatrice introdotta da Augusto Romagnoli e ad alcune disposizioni legislative, si è affermata la convinzione pedagogica che il processo educativo degli alunni con minorazione visiva necessita di un intervento metodologico precoce e competente, nonché di sussidi e materiali specifici.”

Nell’intervento educativo di un alunno non vedente ed ipovedente, infatti, i sussidi tiflodidattici, rivestono un ruolo fondamentale, perché sono appositamente studiati e realizzati ” … per  facilitare l’apprendimento concreto, e non puramente verbalistico, delle diverse discipline; per agevolare le rappresentazioni mentali; rinforzare la concretezza delle esperienze; ridurre la distanza conoscitiva tra il bambino e il mondo circostante, soprattutto nelle situazioni difficili da esperire direttamente.”

Ciò non significa che si vuole attribuire al sussidio tiflodidattico, una funzione educativa automatica, indipendente dall’azione dell’insegnante, anzi personalmente opero nella convinzione montessoriana che qualunque sussidio possa essere “un mezzo meraviglioso, eccellente in mano a chi è in grado di utilizzarlo, ma per se stesso passa inosservato”.

L’adozione del sussidio didattico, quindi, non può essere concepita come momento a sé stante ed esaustivo, ma come supporto alla complessiva azione pedagogica e didattica che si dovrà attivare nei confronti dell’alunno. Ogni sussidio didattico, e nel nostro caso tiflologico, inoltre, acquista valenza educativa solo se è scelto con competenza, se è utilizzato con corrette modalità nell’ambito di un’adeguata programmazione educativa, se sussistono le capacità motivazionali, aptiche e immaginative della persona per poterne usufruire. È chiaro, quindi, che la mediazione didattica dell’insegnante e le competenze espresse dal bambino rivestono un ruolo altrettanto importante nella realizzazione del processo di apprendimento, perseguito attraverso l’uso dei sussidi tiflodidattici. Quando magicamente, e per fortuna non raramente, queste componenti si integrano, si verificano quei momenti di conoscenza apticamente corretti che rappresentano il fine ultimo di impiego di qualunque sussidio tiflodidattico.

La produzione italiana dei sussidi tiflodidattici da parte di grandi istituzioni, quali ad esempio la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, la Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” di Monza, l’Istituto dei Ciechi di Milano, può definirsi soddisfacente, anche se non completa. È una produzione che, soprattutto negli ultimi venti anni, si è progressivamente ampliata fornendo la possibilità di disporre di una quantità sufficiente di materiale per affrontare lo studio delle diverse discipline.”

I sussidi tiflodidattici prodotti in Italia, sono destinati ai diversi ordini di scuola e alle diverse aree disciplinari: ci sono sussidi per l’area linguistica, per l’area logico–matematica, quella tecnico–espressiva, l’area scientifica, storica e geografica, l’area della rappresentazione spaziale e dell’orientamento sino ad arrivare al materiale ludico.

Possiamo distinguere i sussidi tiflodidattici, oltre che per aree disciplinari, anche in: sussidi per l’apprendimento e sussidi operativi. “… i primi sono volti a promuovere sia l’apprendimento di specifiche funzioni percettive e psichiche (pensiamo ad esempio alla capacità di coordinazione bimanuale, di analisi tattile, di esplorazione, di rappresentazione immaginativa), sia l’acquisizione degli obiettivi specifici di apprendimento curricolare: ad es. con i sussidi dell’area logico – matematica il bambino non vedente della scuola materna impara a selezionare, classificare, seriare, a mettere in sequenza, raggiunge cioè gli obiettivi comuni della programmazione didattica. Sono quindi strumenti per l’apprendimento, per la cognitività, che per propria costituzione possiedono già le finalità per cui vengono proposti; una volta raggiunti i risultati subentrano altre competenze da perseguire attraverso altri sussidi. I sussidi operativi, invece, sono al tempo stesso strumenti per l’apprendimento ma anche strumenti indispensabili e insostituibili con cui il bambino può operare, produrre, esprimere sé stesso: sono gli strumenti con cui scrive (Tavoletta e Dattilobraille), con cui esegue calcoli e le operazioni (Cubaritmo e Dattiloritmica), e con cui disegna (Cuscinetto, Piano in velcroPiano in gomma).

I sussidi tiflodidattici, in ogni modo, sono strumenti attraverso i quali possiamo ” … potenziare le capacità di esplorazione tattile, le abilità operative e di autonomia, la competenza linguistica e comunicativa del bambino con deficit visivo. Molti di questi sussidi, per la tipologia del materiale utilizzato, non esclusivamente tattile, ma anche visivo-tattile, risultano adatti anche agli alunni vedenti, per cui consentono  un’effettiva integrazione del bambino con minorazione visiva nel gruppo classe. Pensiamo, ad esempio, ai libri tattili illustrati per gli alunni della scuola materna, finalizzati a sviluppare e stimolare il processo simbolico e la capacità di rappresentazione mentale; oppure ai sussidi per l’apprendimento dei primi concetti spaziali, quali i rapporti topologici e la lateralizzazione; o ancora ai sussidi per l’apprendimento delle operazioni di avviamento logico-matematico, quali la classificazione, la selezione e la seriazione: questo è tutto materiale che risponde sì ai bisogni specifici degli alunni con deficit visivo, ma nello stesso tempo, per il contenuto iconico e le modalità operative, è socializzabile e fruibile da tutti i bambini, rispondendo così al criterio della condivisione perseguito, soprattutto negli ultimi anni, dalla ricerca dei nuovi sussidi. Non dimentichiamo, inoltre, che la condivisione dei sussidi è possibile anche in senso inverso. Esistono in commercio numerosi sussidi comuni, strutturati e no, che possono essere utilizzati anche da bambini con minorazione visiva, soprattutto nel periodo della scuola materna. Pensiamo ai tanti sussidi per lo sviluppo della motricità fine, per le attività sensoriali, per l’acquisizione dei rapporti spaziali e dei primi concetti logico-matematici, alcuni certo debbono essere adattati, ma con qualche modifica lo stesso materiale può essere fruibile da tutta la classe”.

Spesso gli insegnanti o gli operatori che visitano il Centro di Consulenza Tiflodidattica (quello di Assisi, di cui sono la responsabile), ” …trovano proprio nei sussidi tiflodidattici le idee, i suggerimenti per come trasformare e adattare quelli che hanno oppure per costruirne di nuovi. In effetti, la presenza in classe di un alunno con minorazione visiva diventa talvolta, purtroppo non sempre, una fonte di stimolo per organizzare un’azione educativa più attenta alle possibilità d’uso di tutti i sensi, finendo in questo modo per favorire tutta la classe“.

I sussidi tiflodidattici rispondono a chiari criteri di scelta, di presentazione e di uso.

  1. Scelta del materiale: il sussidio deve essere scelto in base al livello individuale di apprendimento e alle abilità espresse dal bambino, nonché in base agli obiettivi definiti nella programmazione educativa.
  2. Presentazione: nella presentazione del materiale innanzi tutto è necessario che l’educatore predisponga un ambiente misurato e ordinato per favorire la concentrazione e l’interesse, e quindi valutare le abilità operative dell’alunno. A tal fine si devono adottare alcuni accorgimenti:

il materiale deve essere disposto in maniera ordinata su un piano di lavoro “pulito”, cioè privo di elementi estranei

i materiali devono essere collocati in posizione stabile (ad es. fissati al piano con nastro biadesivo) per facilitare l’esplorazione tattile; se necessario (nel caso di sussidi composti da diversi elementi) è opportuno utilizzare dei contenitori, delle scatole, dei sacchetti, ecc.

L’educatore, dopo aver predisposto un contesto operativo adeguato, ha il compito di presentare il materiale e di intervenire nel rispetto delle modalità esplorative adottate dal bambino:  se necessario lo sosterrà fisicamente (quindi coopererà nei movimenti esplorativi conducendo le mani del bambino, posizionandosi con il proprio corpo alle spalle del bambino), oppure potrà sostenere l’esplorazione corretta del bambino con una guida verbale. Dovrà comunque sempre rispettare le modalità esplorative e i ritmi propri del bambino, senza anticipare soluzioni già pronte, ma stimolando piuttosto il superamento graduale delle difficoltà iniziali verso un utilizzo sempre più autonomo e consapevole.

  1. Uso del materiale: la fase di presentazione del materiale da parte dell’educatore deve prevedere un intervento individualizzato, anche nel caso di sussidi che possono essere utilizzati nel piccolo gruppo. L’uso individuale, infatti, consente all’alunno di conoscere a fondo il sussidio, di apprenderne le caratteristiche e le funzionalità, in un contesto operativo facilitato dalla mediazione fisica e verbale dell’insegnante. Successivamente nel piccolo gruppo l’alunno sarà in grado di partecipare attivamente e autonomamente, imparando a rispettare i tempi di attesa del proprio turno e le regole del gioco collettivo.

Facciamo un esempio pratico sulla modalità di presentazione e di uso di un sussidio tiflodidattico, prodotto dall’Istituto dei Ciechi di Milano, che si chiama Tombolina delle cose e delle immagini. Il sussidio è finalizzato al riconoscimento delle immagini tattili degli oggetti concreti;  appartiene all’area linguistica della scuola dell’infanzia, ed è costituito da:

  • una serie di cartelle suddivise in sei scomparti, che presentano tre oggetti concreti fissati nei tre scomparti superiori; nei tre scomparti inferiore è presente il nome dell’oggetto scritto in Braille (il Braille chiaramente non ha una finalità di lettura, bensì una finalità conoscitiva)
  • da una serie di oggetti reali sciolti, contenuti in un sacchetto
  • dalle immagini in rilievo degli stessi oggetti

Con questo sussidio il bambino di età 3 – 6 anni è chiamato innanzi tutto al riconoscimento e all’abbinamento tra gli oggetti reali, successivamente al riconoscimento delle immagini tattili, e quindi all’abbinamento tra gli oggetti reali e la loro rappresentazione. Attraverso questi passaggi, si avvia un processo percettivo – cognitivo, che si chiama “educazione all’immagine“, che porta il bambino non vedente gradualmente a comprendere che tutto ciò che esiste nella realtà tridimensionale, può essere raffigurato su un piano bidimensionale.

Nella fase di presentazione e di uso individuale del sussidio, è fondamentale facilitare l’attività esplorativa: ogni singola scheda dovrà essere fissata sul piano di lavoro (con nastro biadesivo) mentre gli oggetti reali e successivamente le immagini in rilievo potranno essere disposte nel sacchetto o in un contenitore; la scelta prima avviene tra due oggetti o schede, poi tra tre, quindi quattro, e così via, aumentando gradualmente il livello di difficoltà.

L’educatore ha il compito di promuovere, nell’ordine, “…l’analisi e l’identificazione degli oggetti contenuti nel sacchetto; l’analisi di una base; il riconoscimento degli oggetti e la loro localizzazione; l’individuazione degli spazi vuoti; l’osservazione di un oggetto e la ricerca sulla base dell’oggetto da abbinare; l’osservazione della rappresentazione tattile dello stesso oggetto; la ricerca sulla base dell’oggetto corrispondente; la localizzazione dello spazio libero; l’inserimento della tessera; la verifica condotta attraverso l’esplorazione tattile dell’oggetto e della sua rappresentazione“.

L’educatore deve condividere con il bambino l’azione esplorativa condotta sull’oggetto reale e sull’immagine tattile: è l’insegnante che guida, fisicamente e verbalmente, le mani del bambino, per insegnargli ad esplorare con grazia, soffermandosi sui particolari, in modo sistematico e coordinato, in modo attivo, perché un’esplorazione sommaria e parziale non consente la ricostruzione immaginativa dell’oggetto. È fondamentale però che l’educatore sappia anche alternare il silenzio all’aiuto e alla parola, per consentire al bambino, nei suoi tempi e nei suoi modi, lo sviluppo di capacità esplorative autonome. Non si deve dimenticare che i tempi dell’esplorazione tattile sono lunghi e impegnativi. Per il consolidamento degli apprendimenti, l’utilizzo individuale del sussidio dovrà essere riproposto più volte, a scadenze regolari nel tempo, per sessioni di lavoro sempre più prolungate, comunque delineate in base alle risposte del bambino. Solo quando il bambino avrà raggiunto una piena conoscenza del sussidio, la “Tombolina delle cose e delle immagini” si potrà proporre al piccolo gruppo come una vero e proprio gioco della tombola.

In conclusione, in merito ai sussidi tiflodidattici, vorrei affrontare la questione “costi e reperibilità”.  La maggior parte dei sussidi tiflodidattici, come detto sopra, sono prodotti dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi e dall’Istituto dei Ciechi di Milano, e sui siti web sopra indicati è possibile consultare il catalogo dei loro prodotti. Sul sito web della Federazione è possibile visionare l’elenco, ma anche le foto e le descrizioni, oltre che fare l’ordine on line.

La Federazione al fine di promuovere la conoscenza dei sussidi, da molti anni concede a tutti gli alunni con deficit visivo, per ogni anno scolastico, un bonus gratuito del valore di 130 euro (sul sito sono indicate tutte le indicazioni circa la modalità di richiesta del bonus). Non è molto, ma è pur qualcosa, considerando che raramente le scuole e gli enti locali hanno dei fondi per l’acquisto dei sussidi tiflodidattici (è già molto se riescono a coprire le spese per la trascrizione dei testi scolastici in Braille o a caratteri ingranditi).

Per ovviare ulteriormente al problema, presso il “mio” Centro di Consulenza Tiflodidattica, oltre a tutti i sussidi in mostra permanente, sono riuscita a rendere disponibile (grazie alla donazione da parte degli utenti che non li utilizzano più) una discreta dotazione di sussidi da dare in prestito gratuitamente alle famiglie e alle scuole.

L’intento è quello di ottimizzare e incrementare le risorse didattiche a disposizione degli alunni non vedenti e ipovedenti, nonché di facilitare lo scambio di esperienze tra gli stessi insegnanti ed operatori al fine di diffondere le conoscenze e condividere le buone prassi.